Attorno al Museo Casa Giorgione ruota la valorizzazione del più significativo patrimonio culturale di Castelfranco Veneto. La Casa che ha ospitato il pensiero e il lavoro del Maestro e del suo committente, è uno spazio intimo, carico di suggestioni regalate da secoli di storia e da un allestimento di nuova concezione, costruito attorno al fascino straordinario di questo luogo e ai due capolavori dell'artista conservati in città: la Pala di Castelfranco, nel Duomo cittadino, e il Fregio delle Arti liberali e meccaniche, nella sala principale del piano nobile, all'interno della sede museale.
In apertura delle celebrazioni per il V centenario della morte di Giorgione, Castelfranco dedica al suo genius loci uno spazio di valorizzazione per aprire la porta sul mondo dell'artista e su un'epoca di grande fermento culturale per la Marca Trevigiana. "Nella casa abbiamo voluto si potesse entrare non come visitatori di oggetti semplicemente esposti ma come ospiti di un luogo che può far rivivere attraverso suggestioni, citazioni, immagini, quella che era l'atmosfera del tempo e del territorio del Maestro - dichiara il Sindaco Maria Gomierato - con l'obiettivo di valorizzare un importante patrimonio civico oltre che culturale, puntando su risorse uniche e irripetibili, oggi più che mai strategiche per lo sviluppo del Paese". Inaugurato lo scorso 9 maggio, il Museo è la prima tappa del progetto celebrativo per il V centenario della morte di Giorgione.
Messo in cantiere insieme alla Provincia di Treviso e grazie allo straordinario impegno della Regione del Veneto, con la collaborazione della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le Province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso, il progetto celebrativo è accompagnato da interventi di riqualificazione urbana collegati al sistema delle mura medievali, per una valorizzazione complessiva delle risorse storiche e artistiche della città, e prevede una importante mostra dedicata a Giorgione tra dicembre 2009 e aprile 2010. L'allestimento, guidato dai progettisti dello studio museologico e museografico, rispettivamente Danila Dal Pos e Giorgio Pia, è il frutto di un lavoro intenso, durato oltre quattro anni, che invita a vivere lo spazio museale in modo attivo, come un'esperienza preziosa. Qui il visitatore vive e respira l'atmosfera del tempo, diventando protagonista di un percorso di scoperta.
Durante il percorso espositivo strumenti multimediali incrociano opere del Rinascimento, in parte provenienti dalla collezione civica ma anche acquisite sul mercato antiquario internazionale. Il patrimonio comprende oltre cento oggetti che, accanto alle ricostruzioni architettoniche e d'ambiente, immergono nelle atmosfere del tardo Quattrocento e spingono, contemporaneamente, ad indagare la potenza enigmatica di Zorzi da Castelfranco, l'influenza del territorio in cui è vissuto, i messaggi della sua pittura rivoluzionaria.Percorso di visita
Dalla Pala al Fregio attraverso un'intera epoca
Tre sono i grandi protagonisti del progetto museale: la celebre Madonna con il Bambino tra San Francesco e San Nicasio, Il Fregio delle Arti liberali e meccaniche e la stessa Casa che ospita il Museo. Qui Giorgione ha realizzato il Fregio, nato proprio per Casa Marta-Pellizzari, così come la Pala per la Cappella Costanzo nel Duomo cittadino. Dalla storia e dai segreti dei due capolavori, il progetto museale trae la forza per raccontare un territorio e un'epoca di grande fermento culturale, più che mai congeniali alla formazione dell'artista e del suo linguaggio innovativo. Il percorso espositivo parte immerso in una misteriosa penombra, per approfondire il dipinto su tavola e arrivare alla visione intima e personale del Fregio.
Percorre l'intera Casa, ricostruendo gli ambienti del tardo ‘400, e mostra le peculiarità dell'edificio di epoca gotica, rivisitato nel XV secolo secondo la tipologia della casa veneta, restaurato nel 2002 con il contributo di Fondazione Cassamarca. Attraverso la straordinaria invenzione poetica compositiva della Pala, il percorso intreccia gli elementi più significativi di quella cultura che porta in sé molto Medioevo e anticipa il Rinascimento, mostra l'opera di Giorgione da dentro, con un apparato multimediale ne evidenzia la costruzione, attirando il visitatore in un'esperienza che si realizza anche al di fuori del dipinto. Tra le sale espositive, le armature del Quattrocento riportano al committente dell'opera, il condottiero Tuzio Costanzo, al servizio della Serenissima e del Regno di Cipro. La ricostruzione in vetro del Barco da caccia, fatto erigere da Caterina Cornaro, Regina di Cipro in esilio ad Asolo, rivela gli antichi giochi d'acqua e le essenze particolarissime che lo abitavano. Oggetti e tessuti preziosi del XV e XVI secolo raccontano l'amore per il bello e per le arti di quest'epoca.
L'allestimento invita a vivere lo spazio museale come un'esperienza preziosa, frutto di attenta ricerca sui pochissimi documenti che testimoniano il passaggio dello straordinario Maestro. Figlio di quel Veneto che fra Trecento e Cinquecento è capitale dell'arte italiana e internazionale con artisti come Giotto e Mantegna, Bellini e Tiziano, Giorgione scompare a poco più di trent'anni, nel 1510, dopo aver lasciato straordinari capolavori. Pochissime le opere attribuitegli oggi dalla critica, così come è esiguo anche il numero dei documenti che provano la sua esistenza, solo cinque, a cui è dedicata una specifica sala del Museo. Da qui, il buio che ha accompagnato fino ad ora il visitatore, lentamente si dissolve per entrare nella storia dell'unico affresco attribuito a Giorgione conservato nella sua interezza, apprezzabile appieno grazie al bagaglio di conoscenza costruito lungo le sale espositive.
Nel Fregio si colgono certezze e paure di un'epoca. Astrologia, astronomia, guerra e filosofia sono gli elementi che si possono indagare nel dipinto e attraverso pezzi originali che ripropongono l'intera sequenza del Fregio. Libri chiusi e aperti, una clessidra, la sfera armillare e strumenti di misurazione dialogano con le opere e i personaggi a cui Giorgione si è ispirato per realizzare l'affresco, dal Sogno di Polifilo del domenicano Francesco Colonna al pensiero di Giovan Battista Abioso, tra i maggiori astronomi e astrologi del tempo. Infine, la ricostruzione di un ambiente come lo studiolo, permette di entrare fisicamente in uno spazio in cui Giorgione e l'umanista committente del Fregio hanno lavorato insieme per ideare questo straordinario racconto della vita.